Storia e restauro della maschera Nereide Pirelli

Inviato da mauriziobaldinucci il Sab, 11/04/2023 - 11:39

Per coloro che amano collezionare attrezzature subacquee storiche per immersioni sportive e ricreative, una delle ragioni principali che spesso rendono impossibile il reperimento di esemplari in uno stato decente di conservazione, è l’invecchiamento delle parti in gomma. Questo fenomeno è particolarmente grave soprattutto per quei componenti di attrezzatura che venivano costruiti usando la gomma naturale e cioè prevalentemente pinne e maschere. Questo materiale, che avrebbe poi avuto negli anni tutta una serie di miglioramenti e di varianti specifiche per varie applicazioni (es. gomme nitriliche, neopreniche, siliconiche, fluorurate, ecc.), pur avendo in origine ottime caratteristiche in termini di resistenza meccanica e di elasticità, era molto vulnerabile all’azione dei raggi ultravioletti e dell’ozono e tendeva a indurirsi o produrre delle crepe a causa di fenomeni di ossidazione della gomma stessa. Pertanto, è abbastanza difficile trovare reperti prodotti nei primi anni della storia dell’immersione sportiva (specialmente gli anni ’50 e ’60) che abbiano caratteristiche di conservazione accettabili e tali da poter essere inseriti all’interno di una esposizione o in un museo.
A volte però capita di trovare esemplari che, nonostante il numero di anni dalla data di produzione, si presentano ancora in buone condizioni. Ciò è normalmente dovuto a tre fattori: l’elevata qualità della gomma impiegata nella fabbricazione, l’uso molto limitato e la conservazione dell’esemplare in luoghi protetti dall’esposizione solare diretta. Questo è il caso di un modello di maschera prodotto dalla Pirelli fin dagli inizi degli anni ’50 e denominato “Nereide”, modello che ho avuto la fortuna di trovare ed acquistare qualche anno fa (vedi Figura 1, Figura 2, Figura 3 e Figura 4).

Figura 1 Figura 2

Questo modello è rimasto in produzione per parecchi anni (lo troviamo ancora nel catalogo Pirelli del 1969) e ha subito varie modifiche e miglioramenti in seguito alla disponibilità di nuovi materiali e tecnologie e alle indicazioni degli utilizzatori. L’esemplare della mia collezione in particolare veniva indossato coprendo anche la bocca ed era fornito di un dispositivo di compensazione della pressione idrostatica costituito da un piccolo polmone di gomma solidale con la testiera della maschera e collegato con il suo spazio interno mediante un piccolo tubo in gomma situato sul lato sinistro. C’era poi anche una piccola valvola di scarico a becco d’anatra posta nella parte inferiore del corpo della maschera che serviva allo scarico dell’acqua penetrata all’interno della stessa (vedi Figura 4).
Questo esemplare è stato classificato dal mio amico giornalista, scrittore e collezionista Luigi Fabbri nel suo coltissimo sito www.blutimescubahistory.com come “Nereide Prima Seria” e l’anno di inizio produzione è stato identificato essere addirittura il 1952. Stiamo quindi parlando di un pezzo che ha più di settanta anni e quindi molto raro anche per le ragioni di deperimento della gomma esposte in precedenza.

Figura 3 Figura 4

Navigando in rete e consultando vecchi libri di storia e divulgazione della subacquea sportiva sono riuscito a rintracciare soltanto un paio di foto che mostrano questo modello di maschera in reali contesti di immersione (vedi Figura 5 e Figura 6).

Figura 5 Figura 6

Purtroppo, l’esemplare della mia collezione era sprovvisto di snorkel con relativa valvola a tampone e la parte terminale della testiera era tagliata sul lato destro (vedi Figura 3). Mi sono chiesto per lungo tempo se e come avrei potuto restaurare e completare questo esemplare senza però giungere ad una conclusione definitiva, non avendo a disposizione informazioni e materiali sufficienti per decidere una linea di azione ragionevole. Tuttavia, una delle virtù principali del collezionista è quella della pazienza e del saper cogliere le occasioni quando si queste si presentano, senza essere sopraffatti dalla fretta o dal senso di urgenza che è tipico della maggior parte delle esperienze di lavoro. Ciò è del tutto in linea con la natura stessa del collezionismo che, essendo un hobby, deve procurare soprattutto piacere e non ulteriori pressioni o stress.
E anche in questo caso l’occasione giusta si è presentata qualche mese fa quando sono riuscito ad acquistare un altro esemplare della maschera “Nereide” ma più recente dell’altro campione e senza il dispositivo di compensazione della pressione esterna (vedi Figura 7, Figura 8, Figura 9 e Figura 10).

Figura 7 Figura 8
Figura 9 Figura 10

Questo esemplare, realizzato in gomma azzurra a differenza delle maschere della prima serie che erano in gomma nera, è completo di snorkel e valvola di chiusura a tampone e ha la testiera integra. In particolare, la valvola di chiusura a tampone, faceva parte dei brevetti n° 2,488,261 del 1949 e n° 2,534,568 del 1950, depositati negli USA dalla Pirelli (vedi Figura 11 e Figura 12) e basati su invenzioni di Nerino Bedini (probabilmente uno dei dipendenti della stessa Pirelli). Il primo dei due brevetti si riferiva in particolare all’autorespiratore ad ossigeno (ARO) modello “Poseidon” (vedi Figura 13) mentre il secondo era rivolto alla maschera “Oceanina” (vedi Figura 14) e a tutti i modelli successivi che avrebbero impiegato lo stesso tipo di snorkel e valvola a tampone.

Figura 11 Figura 12
Figura 13 Figura 14

Ora avevo a disposizione un vero campione fisico per ricavare le informazioni sulle dimensioni e sulle caratteristiche costruttive dei pezzi mancanti (vedi Figura 15 e Figura 16).

Figura 15 Figura 16

La misurazione con un calibro e micrometro dei componenti della valvola a tampone, mi ha consentito di produrre modelli 3D al CAD (vedi Figura 17, Figura 18, Figura 19 e Figura 20).

Figura 17 Figura 18
Figura 19 Figura 20

A questo punto ho cercato qualcuno che fosse in grado di realizzare modelli fisici 3D mediante l’uso delle stampanti per prototipazione rapida oggi esistenti sul mercato. Anche in questo caso le offerte su eBay abbondano e, in particolare, ho trovato uno stampatore in grado di realizzare dei campioni in resina rossa, che è il colore degli elementi della valvola, ed aventi caratteristiche superficiali praticamente uguali ai campioni originali (ho preferito la stampa in resina anziché quella a filamento proprio per la ridotta rugosità superficiale che si può ottenere).
I pezzi così realizzati mediante stampante 3D sono mostrati nelle Figure 21 e 22.

Figura 21 Figura 22

Ero piuttosto soddisfatto del risultato raggiunto ma c’era qualcosa che ancora non mi convinceva del tutto. Infatti, osservando le pochissime foto reperibili su Internet, ho constatato che la costruzione della valvola a tampone aveva subito modifiche consistenti dai primi modelli dei primi anni ’50 a quelli degli anni successivi ai quali certo si riferiva il secondo esemplare di “Nereide” in gomma azzurra. In particolare, come si può vedere nella Figura 23 e nella Figura 24, la parte galleggiante inferiore della valvola era realizzata in sughero che veniva poi verniciato in rosso e fornito anche del marchio “Pirelli” in colore argento. Sulla superficie superiore del galleggiante veniva infine montato un disco di gomma tenuto in posizione da un anello, presumibilmente in alluminio, a sua volta collegato al corpo in sughero del galleggiante mediante piccole viti. La funzione del disco di gomma, che sarebbe stato poi mantenuto anche nelle versioni successive della valvola, era naturalmente quella di migliorare la tenuta all’acqua della valvola quando questa era in posizione di chiusura.

Figura 23 Figura 24

L’altra chiara indicazione ricavabile dalle foto mostrate nelle figure precedenti era che il tubo dello snorkel in queste prime versioni di maschera era realizzata in plastica trasparente anziché in plastica azzurra, come nell’esemplare più recente in mio possesso e chiaramente mostrato nei cataloghi Pirelli.
Se volevo ottenere un campione di galleggiante il più simile possibile a quello originale, avrei dovuto ricorrere a soluzioni diverse rispetto alla stampa 3D. Ho cercato inutilmente sulla rete semilavorati in sughero da cui poter ricavare il galleggiante ma l’unica soluzione che ho trovato è stata quella di utilizzare due grossi tappi per damigiana incollati insieme in modo da avere dimensioni di partenza compatibili con quelle del galleggiante della “Nereide” (vedi Figura 25). A questo punto si è trattato di trovare un falegname in grado di lavorare con il tornio da legno il pezzo di sughero e ricavare il corpo del galleggiante di forma e dimensioni uguali a quelle originali. Il risultato di questo lavoro è mostrato nella Figura 26.

Figura 25 Figura 26

Non potendo ovviamente trovare l’anello di alluminio delle giuste dimensioni per la parte superiore del galleggiante, questo pezzo è stato prima disegnato in tre dimensioni al CAD e poi realizzato con stampante 3D in materiale plastico di colore grigio chiaro (vedi Figura 27 e Figura 28).

Figura 27 Figura 28

Per poter realizzare il marchio “Pirelli” in colore argento sullo sfondo rosso del galleggiante, ho leggermente modificato il file del marchio, trovato in rete, in modo da ricavarne una fustella per la verniciatura della scritta. Il marchio così modificato è stato stampato su pellicola adesiva (vedi Figura 29), nelle dimensioni ricavate dallo studio delle foto del galleggiante originale. La pellicola è stata infine lavorata con un piccolo bisturi in modo da ottenere la fustella definitiva (vedi Figura 30).

Figura 29 Figura 30

Il disco di tenuta da montare sulla superficie superiore del galleggiante è stato semplicemente ricavato da un foglio in gomma siliconica con spessore di 1 mm, provvisto di superficie adesiva, foglio che è stato tagliato e sagomato nelle giuste dimensioni.
Ora sono stato in grado di verniciare usando delle normali bombolette spray prima il corpo del galleggiante in colore rosso e poi la scritta “Pirelli” e l’anello superiore in colore argento (vedi Figura 31 e Figura 32).

Figura 31 Figura 32

Il tubo rigido in plastica trasparente (policarbonato) è stato trovato se eBay. Il diametro disponibile più simile a quello originario è di 22 mm anziché di 23 mm. Per poter collegare la parte superiore dello snorkel con relativa valvola a tampone e la parte inferiore dello stesso con la curva e l’elemento di connessione al corpo della maschera, ho optato per un tubo sempre in policarbonato trasparente con diametro esterno pari al diametro interno del tubo principale dello snorkel (18 mm). Uno spezzone di questo tubo sarebbe stato usato per collegare le due parti dello snorkel mediante incollaggio, dopo aver posizionato la rondella in plastica rossa che funge da fine corsa inferiore del galleggiante in sughero. L’assieme completo della parte superiore dello snorkel, comprensivo di galleggiante in sughero e ogiva fissa in plastica, è mostrato nella Figura 33 e nella Figura 34.

Figura 33 Figura 34

Il problema che restava da risolvere era quello di ricavare la piega uguale a quella dello snorkel originale senza rompere il tubo e possibilmente senza deformare la sezione circolare in corrispondenza della piega. Non avendo mai effettuato questa operazione ed essendo abbastanza preoccupato per l’esito della procedura di piega, esito sul quale avevo forti dubbi, ho cercato in rete qualche informazione utile allo scopo. Ho scoperto che i tubi trasparenti in acrilico vengono normalmente impiegati (anche se in diametri più piccoli) nelle macchine distributrici automatiche di bevande (caffè, cappuccino, tè, cioccolato, ecc.). Infatti, la trasparenza della tubazione è richiesta per la verifica del grado di pulizia e possibile calcificazione della tubazione stessa. Ho anche trovato video molto esplicativi su YouTube che mostravano la tecnica corretta di piegatura di questi tubi che sono molto rigidi e facili da danneggiare. La piegatura viene effettuata riscaldando inizialmente la zona del tubo da piegare mediante pistola ad aria calda finché il materiale diventa morbido e deformabile e poi piegando il tubo a mano con l’aiuto di una opportuna matrice di guida e sostegno. L’elemento assolutamente indispensabile da usare per evitare che la sezione trasversale del tubo possa schiacciarsi durante la piega è un cordone a sezione circolare di gomma siliconica resistente alle alte temperature che deve essere infilato all’interno del tubo di acrilico prima di iniziare il riscaldamento con la pistola ad aria calda. Per facilitare l’inserimento del cordone all’interno del tubo da piegare, questo deve essere preventivamente bagnato con acqua. Il diametro del cordone in gomma deve essere uguale al diametro interno del tubo che si desidera piegare. Le sequenze principali dell’intera operazione sono mostrate nelle Figure 35, 36, 37 e 38.

Figura 35 Figura 36
Figura 37 Figura 38

Dopo la piegatura, il tubo di acrilico è stato tagliato nella giusta misura anch’essa ricavata dal campione disponibile.
Restava infine da ricostruire la parte terminale della testiera della maschera “Nereide prima serie”. Questa procedura è illustrata qui di seguito. Disponendo della testiera integra della “Nereide” in gomma azzurra è stato possibile tracciare su un foglio di gomma nera il profilo della parte mancante (vedi Figura 39). Successivamente il foglio di gomma è stato sagomato in modo da ricavare esattamente la parte finale mancante da incollare successivamente alla parte rimanente della testiera in gomma nera (vedi Figura 40).

Figura 39 Figura 40

E finalmente, dopo aver ripulito la superficie del telaio metallico di collegamento tra vetro e corpo della maschera ed averlo trattato con vernice spray in grado di produrre un effetto simile a quello della cromatura galvanica, il tutto è stato rimontato ed il risultato finale è mostrato nelle Figure 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47 e 48.

Figura 41 Figura 42
Figura 43 Figura 44
Figura 45 Figura 46
Figura 47 Figura 48

Anche questo magnifico esempio della produzione di attrezzature del tempo pionieristico della subacquea è ora restituito all’ammirazione degli appassionati della storia dell’immersione sportiva che avranno l’opportunità di visitare il mio piccolo museo di Gubbio.